Ritardi e anticipi

Oggi sono arrivata in ritardo.

Un ritardo di soli quattro minuti, ma è bastato.

Qualcuno direbbe che in ritardo ci arriviamo tutti, prima o poi. Che quando arrivi in ritardo è perché sei particolarmente distratto, o particolarmente disinteressato. Che se ti capita, è perché in fondo quello che volevi fare non lo volevi abbastanza.

Quante volte ci succede?

I ritardi sono pieni di dettagli, spesso stupidi, a volte incomprensibili, sempre letali.

Una sveglia che non suona. Un orologio che si ferma. Una stampante che non va più. Una corsa al cardiopalma che non è servita a prendere quell’agognato treno.

Di ritardi riempiamo la nostra vita e coi ritardi la cambiamo.

Sono stati quattro maledetti minuti, appena duecentoquaranta secondi, ma sufficienti. In quei quattro minuti ho racchiuso fiato corto, rabbia, tristezza, frustrazione, lacrime. Prima di realizzare che, alla fine, non ero tanto dispiaciuta per quello che avevo perso, ma per quello che non avrei mai saputo. Non avrei mai saputo se arrivare quattro minuti prima mi avrebbe cambiato la vita in meglio oppure no.

E ho deciso di no. Non credo nel destino come non credo nei rimpianti. Voglio invece credere che per ogni ritardo ci sia sempre un anticipo che ci aspetta, che ci guadagniamo e che soprattutto vogliamo davvero, da qualche parte. Chissà, magari ritroverò anche quei quattro minuti che ho perso. E allora mi cambieranno la vita davvero.