15 cose che ho imparato a TEDxVicenza

Partecipare a TED è una di quelle cose da regalarsi almeno una volta. E lo dico con piena cognizione di causa. Perché TED non è un semplice evento, non è un semplice spettacolo: TED è un’esperienza di vita.

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Nessuno di noi è un’isola, ci vuole davvero poco a capirlo. Ma spesso è proprio così che ci sentiamo. Vuoi per le difficoltà che affrontiamo quotidianamente, vuoi perché è molto più gratificante la sensazione di credersi incompresi quando siamo noi per primi a non comprendere gli altri o noi stessi, vuoi perché è molto più rilassante affondare nel divano di casa senza fare lo sforzo di cambiare le cose. O almeno provarci.

Invece, quando vivi un TED diventi arcipelago, diventi mondo: è una sensazione bellissima.

Nella giornata di sabato 7 maggio, tra le mura del Teatro Nuovo di Vicenza, ho riflettuto, ho imparato, ho riso, ho pianto, ho capito, ho conosciuto. Ho vissuto. Ho provato tante emozioni accomunate dalla voglia di scoprire, di aprirmi alle vite degli altri. E a quelle parti di me che troppe volte nascondo come si fa con la polvere sotto il tappeto, perché sarebbe troppo difficile affrontarle. TEDxVicenza – che quest’anno aveva come tema Play.Pause.Restart. – ha tirato fuori tutto, con i suoi continui input, con l’energia che si respirava in ogni angolo. E sì, anche grazie alla presenza di un grande Neri Marcorè, alla gift bag, al flash mob in stile Glee, al coffee break coi pancake…

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Quindi voglio dirti grazie, TEDxVicenza.
E lo faccio con la mia personale lista delle 15 cose che ho imparato a TEDxVicenza 2016.

  1. Se non riesci a uscire dal tunnel, arredalo.
    (Claudio Bertorelli, paesaggista)
  1. Potrei diventare un supereroe, uno di questi giorni. E se uno di questi giorni fosse oggi? E se fosse molto meglio essere un eroe della vita quotidiana, del qui e ora, piuttosto che un supereroe?
    (Victor Perez, visual effects artist)
  1. Cosa succede al PIL di un paese quando un professore sposa la sua cuoca? Non vi rubo il divertimento di scoprirlo da soli. Ma vi svelo che ha a che fare con la domanda più difficile alla quale mi sia mai capitato di dover rispondere: sei felice adesso? Ci sto lavorando, diciamo così.
    (Luciano Canova, economista)
  1. Nella prossima vita voglio essere un hacker. Però di quelli “buoni”.
    (Francesca Bosco, cybercriminologa)
  1. Le pause sono fondamentali, ed è spesso durante le pause che nascono le idee migliori. Perché ogni stop è solo un altro start.
    (Nikki, ambasciatore rock’n’roll)
  1. C’è un motivo ben preciso se tante volte non vogliamo sapere, non vogliamo conoscere, non vogliamo vedere. Sapere significa scegliere, e una scelta comporta rinunce e sacrifici.
    (Marianna Baldo, fotografa attivista ambientale)
  1. C’è qualcuno che potrebbe mettere in dubbio le convinzioni del Piccolo Principe: l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore? Niente vero: esiste un paio di occhiali che può davvero aiutare a vedere chi nella vita non ha avuto questa fortuna. Perché la scienza fa davvero miracoli.
    (Stephen Hicks, ricercatore)
  1. Anche un oggetto qualsiasi può creare magia… se sai come usarlo.
    (Xavi Lozano, quotidiafonista)
  1. Niente succede per caso. Un giorno ti svegli e ti sembra di aver perso tutto, il giorno dopo grazie a questo hai la tua piccola, grande idea rivoluzionaria.
    (Susanna Martucci, imprenditrice re-evoluzionaria)
  1. E un’idea rivoluzionaria può venirti anche quando il tuo cuore smette di battere. Incredibile ma vero.
    (Marie Moe, self-hacking scientist)
  1. Ma una grande idea può venirti anche mentre stai cercando tutt’altro. Non lo dico io, e non lo dice neanche il vocabolario alla voce serendipity: lo dice lui, che è un fisico, e io ai fisici ci credo – fosse anche solo perché di fisica non ci capisco un’acca!
    (Dario Polli, fisico e ricercatore)
  1. C’è una forza che è più grande di tutte le altre: la forza di volontà. Quella che può farci vivere, almeno una volta nella vita, il nostro sogno nel cassetto.
    (Andrea Budu, runner)
  1. Io non volevo dirlo, ma lo sapevo fin da bambina che le api sono importanti: mica guardavo l’Ape Maia per niente!
    (Andrew Coté, apicoltore)
  1. La prossima idea potrebbe essere la mia.
    Ho ascoltato le idee innovative, brillanti, folli e bellissime degli speaker: perché pensare di non poter essere il prossimo? Nessuno è nato già pieno di idee, nessuno aveva già quella fatidica lampadina accesa: è la vita che te la accende, perché lo vuoi o perché ti càpita. Può succedere a tutti, basta non ripetersi continuamente “tanto non succederà mai”. Leti it be.
  1. Ho lasciato per ultima la cosa più importante. Che è sicuramente la più semplice, ed è sicuramente la più banale, ma la più difficile. E per questo dobbiamo ripetercela ogni santo giorno.
    Siamo noi gli unici in grado di cambiare le cose. Anche quando sembra impossibile. Soprattutto quando sembra impossibile.

La giornata finisce. Standing ovation, applausi, musica. Le luci si spengono, le porte del teatro si chiudono. Usciamo cambiati. Non so se più felici, sicuramente più consapevoli, sicuramente contagiati dalle esperienze che abbiamo appena vissuto.

Adesso tocca a noi.

La gift bag di TEDx

La gift bag TEDx è diventata ormai leggendaria e merita una menzione a parte: io ho deciso di aprirla a casa, per prolungare l’effetto TED.

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Ho già iniziato a muovermi in puro spirito TED: ho regalato lo zaino a papà – appassionato di fotografia – che ne è stato molto felice, e mamma ne è stata felice a sua volta perché papà ha uno zaino figo, e io a mia volta felice di vederli felici, e… avanti di questo passo l’entusiasmo si propagherà a macchia d’olio. Il senso di TEDx è anche questo, no?

Grazie agli organizzatori di TEDxVicenza e a quanti hanno reso possibile questa giornata indimenticabile. Ci vediamo il prossimo anno.

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