Perché 17 minuti a piedi mi hanno cambiato la vita

 

Da quando mi sono trasferita, ho la fortuna di andare in ufficio a piedi. Ci metto 17 minuti di orologio, con questo caldo anche 20 vista la pressione sotto i tacchi che mi ritrovo.

E mi piace da morire. Dopo una vita da pendolare, sempre attaccata agli orari di treni e autobus, sempre di corsa con l’ansia di perdere la coincidenza, questi 17 minuti a piedi sono stati una svolta. E un progresso notevole per la mia qualità di vita.

Ogni giorno lavorativo, dal lunedì al venerdì e una settimana al mese anche il sabato, percorro più o meno tre chilometri a piedi tra andata e ritorno. Per un totale di circa 5300 passi (la app Salute del mio iPhone non mente!)

IMG_0139

Quando mi spostavo in autobus o in treno di solito leggevo, qualche volta ascoltavo della musica, più spesso dormivo – alla mattina ho il risveglio molto lento e alla sera sono così stanca che appena mi siedo da qualche parte crollo, chiudo gli occhi e… perdo la fermata giusta, come qualche volta è capitato.

Pensavo che spostarmi a piedi mi avrebbe privata di tutto questo (soprattutto della lettura), ma invece ho scoperto nella camminata quotidiana risorse inaspettate.

Durante questa mezz’ora abbondante a piedi, di solito:

  • telefono: infilo gli auricolari e mi dedico alle chiamate personali, quelle che non riesco a fare durante la giornata di lavoro
  • mi guardo intorno: scoprendo spesso qualcosa che non conoscevo. Tipo, chi l’avrebbe mai detto che a cinque minuti da casa mia c’era una cosa come questa qui sotto? (io, nella mia beata ignoranza, no)
    Foto ingresso Chiesa
  • penso: ecco, avere il cervello perennemente in movimento è sempre stata una delle mie caratteristiche – e anche uno dei miei difetti, in certe circostanze. Però pensare camminando è un’attività per me essenziale: pianifico le cose che devo fare, memorizzo la lista della spesa, immagino cosa preparare per cena e cosa portarmi il giorno dopo a pranzo, penso a cosa scrivere nei miei prossimi post…
  • analizzo: questo succede soprattutto durante la camminata di ritorno. Rifletto e analizzo quello che è andato bene nella giornata e quello che invece non è andato. Praticamente 17 minuti di autoterapia – che, detta così, sembra una roba pesantissima, in realtà è molto utile perché mi dà la sensazione di chiudere un cerchio, di terminare meglio la giornata.

Insomma, grazie a questi 17+17 minuti al giorno sono una persona più felice. Mi sento meglio, arrivo al lavoro più carica e serena. Nel periodo in cui andavo a lavorare in auto arrivavo sempre già nervosa, già stanca – com’è quella cosa che in macchina diamo il peggio di noi e siamo tutti più incazzati?

Vi starete chiedendo perché vi ho raccontato tutto questo. Lo ammetto: andare in ufficio a piedi mi fa sentire una persona privilegiata. E mi sono chiesta: ma perché non potremmo sentirci tutti un po’ privilegiati, almeno qualche volta, almeno per qualche minuto?

Lasciamo l’auto duecento metri più in là, invece di parcheggiarla davanti alla porta. Scendiamo a una fermata prima del tram e della metropolitana. O semplicemente dedichiamo un po’ di pausa pranzo a fare quattro passi, magari esplorando qualche via della città che non conoscevamo. Sì, lo so: la sveglia, i minuti contati, siamo sempre di corsa, per fare queste cose ci vorrebbe del tempo in più che non abbiamo… Tutto vero, tutto legittimo e condivisibile.
Ma se decidessimo che questo “tempo in più” è tempo per noi? È un regalo che facciamo a noi stessi?

Pensiamoci. A me 17 minuti hanno cambiato la vita, in meglio. I miei sono 17, i vostri potrebbero essere di più, o anche 5, purché li troviate. Purché troviate i vostri 17 minuti da qualche parte. Che sia in una camminata o in qualsiasi altra cosa vi faccia stare bene.

Buona ricerca!

Photo by Mark Eder on Unsplash